Sulla dignità perduta dell’Artigiano. E’ tempo di risorgere.

Artixan, Artifex, Artigiano. Colui che sovrintende le Arti. Riflessioni sul Caffè.

Artixan, dal cosiddetto “Tarocco del Mantegna”, 1450 circa.

Le Arti hanno sempre goduto di considerazione, a seconda dei periodi della storia, ma la distinzione ed il rispetto per chi le praticava hanno via via rivestito importanza crescente.

Mi rifaccio ad antichi tempi nei quali il significato della parola Artigiano era degno di considerazione e rispetto. Egli veniva apprezzato per i meriti che aveva, e la profusione di conoscenza, tecnica ed arte. Si chiamava anche Artifex, colui che era l’artefice di una creazione.

Poi la Rivoluzione industriale ha iniziato a creare confusione. Si sono persi dei pezzi per strada, almeno nella testa delle persone. Questi ultimi decenni ne sono l’apoteosi.

Oggi ci siamo allontanati da quel mondo, per fini di massificazione, di distribuzione spasmodica a destra e sinistra, diffondendo spesso bassa qualità, non sempre a prezzi popolari.

Ciò che si è perso è la dignità dell’opera propriamente eseguita.

Non ho mai apprezzato questa direzione, potevo adeguarmi ed uniformarmi ad essa – nulla me lo vieterebbe, di fatto, ma ho una coscienza – però preferisco ancora altre strade, che rispecchiano in pieno la manualità, unita alla qualità elevata delle cose, e al riconoscimento dell’impegno e della passione.

Serve uscire dal cerchio di confusione in cui tanti Artigiani navigano. Sentir chiedere un Espresso, ottenuto da Caffè di altissima qualità, tostati tutte le settimane o quasi, a seconda del fabbisogno (per non farli invecchiare), con un superficiale “Mi fa un caffettino?” rende l’idea dello status quo.

Come faccio quindi a far capire alle persone che il “caffettino” è un’altra cosa?


Semplice. Basta farlo pagare 2 euro.

Siamo ancora un Paese europeo che lega il prezzo della tazzina al paniere per il costo della vita, dimenticandosi che da quel dì sono stati introdotti Caffè migliori, slegati dalla definizione di prodotto popolare di sussistenza.

A molte persone il concetto di “costa poco, vale poco” fa licenziare il lavoro di ricerca artigianale come equiparabile a prodotti industriali di ben diversa origine.

Se anche utilizzo materie prime migliori, ma il risultato costa come gli altri, potrei generare dubbi sul mio operato nelle persone. Ne convenite?

Ciò non deve accadere. In più, se si pensa a quanto costano capsule e cialde, non si può nemmeno paragonare l’impegno di un Artigiano per offrire il massimo, alle polpette confezionate.

Si devono vivere esperienze sensoriali, e storie legate ai modi e tempi del Caffè, innanzi ad una tazzina fumante e profumata. Non è un momento di mera assunzione di caffeina per staccare dal lavoro, va celebrato il suo degno rito.

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