Case history: L’importanza della formazione. Come appassionarsi all’Espresso

 

Il lockdown e l’occasione: «Ho mandato le bariste al corso di torrefazione»

Riporto una breve intervista concessa da uno dei miei Clienti appena acquisiti, che gestisce un importante locale a Portomaggiore, a pochi km da Ferrara. Una piacevole conoscenza, seguita dalla visita alla Torrefazione, e l’assaggio successivo di alcuni dei miei Caffè ha spazzato via ogni dubbio sulla strada da intraprendere. Si cambiano i chicchi nelle campane…

Del resto, seppur ci si trovi in un paese, diventa di primaria importanza distinguersi dalle altre attività simili, perché, anche se non sembra, le persone si passano la voce, e vanno a sperimentare dove e se gli si dice che là “il Caffè è più buono che negli altri bar”… Col tempo migreranno in tanti, per la soddisfazione degli illuminati che hanno scelto un percorso diverso da quello imposto quando ci si avvale di una torrefazione di tipo “commercial-industriale”.

Prezzi (anche se non sempre) più elevati, qualità, ahimè, mediocre, non aiutano il professionista ad emergere dal maremagnum in cui si esercita la sua attività.

Qui un caso positivo, che ringrazio anche per la mia menzione.

 

Le voci dal locale in piazza a Portomaggiore 

La Curiosità

Covid 19 e torrefazione. Possono sembrare argomenti lontani, ma parlando con Leonardo Forlani, titolare del bar in piazza a Portomaggiore, si scopre che così proprio non è…

Effetti del coronavirus?

«Pesantissimi, la nostra categoria è stata la più colpita. Dall’oggi al domani zero entrate, ma con spese vive da sostenere: affitto e servizi vari».

Gli aiuti di legge e statali?

«A me, puntualissimi, sono arrivati i primi 600 euro e forse me ne arrivano ancora altrettanti. Alle tre mie dipendenti pare stia per arrivare, in grave ritardo perché chiesta subito, la cassa integrazione a copertura del 70% circa della loro retribuzione».

E ora? Si riparte?

«Il nuovo inizio è un po’ stentato, ma in pochi giorni abbiamo raggiunto il 60% del fatturato medio precedente. Grazie poi alle facilitazioni comunali sulla Cosap e alla possibilità di avere più spazio esterno esente, penso che ce la possiamo fare».

Ha usato il periodo di fermo per una sorta di micro-corso di formazione per le sue dipendenti alla Torrefazione Penazzi 1926 a Ferrara, gestita da Alberto Trabatti…

«Vero, oltre che sommelier certificato, sono anche un appassionato di torrefazione. Tempo fa, sul Gambero Rosso ho notato la citazione di un’impresa artigianale ferrarese, che ho poi contattato e scelto come mia fornitrice di qualità arabiche, sia in purezza che miscelate ad hoc. Durante il fermo-covid ho chiesto a Enrica, Asia e Sara di andare da Alberto Trabatti per una visita mirata, a conoscere i più elementari “segreti” per creare le miscele più idonee per la clientela».

In servizio c’è Asia, barista-studentessa di Scienze Umane all’Alma Mater.

Un’impressione personale sulla visita alla torrefazione?

«Sinceramente, molto interessante. Una breve ma intensa full immersion negli esotici aromi del caffè e nella sua storia, molto ben illustrata da Trabatti, vero e appassionato comunicatore. Questi è poi anche collezionista di bellissime moke di tutti i tipi, dai nomi e dalle forme più varie ed evocatrici d’incontri e atmosfere di epoche lontane, il cui profumo, però, giunge fino a noi». —

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