Schubert e le capsule

Schubert e le capsule

Apparentemente non vi sono attinenze tra il celebre musicista, vissuto tra il 1797 ed il 1828, e le capsule in cui spesso vengono rinchiuse polveri piriche al posto del Caffè come si dovrebbe intendere il termine.

In realtà il nesso è riscontrabile, quando entriamo nel dettaglio, circa le modalità di vendita delle capsule stesse. Ovviamente non sono l’unica referenza interessata, basta fare semplici analogie. Ma tostando io Caffè, ritengo appropriato parlare di ciò che mi attiene.

Da tempo noto come in alcuni film, in cui i soggetti non hanno necessariamente un fine culturale elevato, ma si basano su fantasia, o personaggi immaginari e simili, a volte vengano pronunciate frasi che danno spunti molto interessanti per poter riconoscere l’uomo imbonitore nel compiere il suo atto illusorio:

Vendere, a tutti i costi vendere, qualcosa che però è priva di gran parte del potere promesso.

Per quanto le persone siano spesso diffidenti e poco inclini al cambiamento, ci sono stratagemmi che i venditori più scafati conoscono a menadito, e quindi le aziende diffondono a man bassa sui mercati.

Entro nello specifico oggetto della trattazione, anche rifacendomi al titolo del mio articolo.

Nel film “Sherlock Holmes, gioco di ombre”, Il Prof. Moriarty cita allo stimato Detective il lieder di Schubert “Die Forelle”, ovvero “La Trota”, suonandolo al grammofono un paio di volte in momenti alquanto diversi fra loro.

Preso da curiosità crescente, me lo sono ascoltato per intero, e ne ho estratto la storia. La Trota, diffidente perché nelle acque limpidissime del suo ruscello vede la lenza e l’amo del pescatore, cade nel tranello a lei fatale dopo che questi ha intorbidito la visione dei dintorni, agitando la sabbia sul fondo.

Confusa ed indifesa, senza un riferimento certo, è presto fatta preda, trasformandosi in manicaretto culinario.

L’intorbidimento è la serie di azioni di marketing scorretto, ai nostri giorni, operate sul creare alle persone bisogni che non hanno, oppure la soluzione a problemi inesistenti con rimedi in realtà peggiori.

Le leve con cui si agita la sabbia del ruscello, promettono ben altro, però: peccato che spesso sia un mero interesse del venditore, l’unico appagamento realizzato… Come fanno sentire fighi certuni, proponendo loro capsule che usano “solo” altri milioni di persone nel mondo, alla faccia dell’esclusività…

I venditori hanno spesso cattiva fama, ma non sempre meritata. In molti casi pagano il fio di stuoli di predecessori animati da intenzioni e prodotti poco edificanti, cosicché chi arriva per ultimo, o tra gli ultimi, viene rifiutato a prescindere, o sottoposto a vere e proprie “radiografie”.

Per quanto riguarda la mia esperienza, posso dire che in alcuni casi mi trovo a vagare per luoghi comuni, ovvero “il torrefattore mi regala questo, questo, e quest’altro”, oppure ha munifiche qualità che lo fanno preferire a chi invece lavora realmente per costruire qualcosa che sia di vantaggio reciproco. Fortunatamente sono in calo questi casi, dal momento che seleziono la mia clientela, e un po’ per il fatto che esistono strumenti in grado di operare in completa autonomia dalle torrefazioni per quanto concerne le attrezzature.

Nessuna azienda è una ONLUS, in questo settore, ma sostengo e ripeto sempre che i Clienti non sono polli da spennare impunemente.

Perché, in maniera crescente, le persone mi cercano per collaborare insieme? E’ presto detto: dimostro loro con i fatti quel che a parole sostengo. Dopo non vi sono più margini di dubbio, se mai vi fosse bisogno di prove.

Mi fregio del lusso di non fare né capsule né cialde, spiegando chiaramente le ragioni e suggerendo le migliori alternative, peraltro rispettose dell’ambiente.

Nel mio ruscello le acque sono limpide e cristalline, perché me lo posso permettere.

A proposito, volete ascoltarvi “Die Forelle”? Ecco qui il link

E occhio ai pescatori di frodo…

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